Gli interventi precoci per una maggiore equità negli apprendimenti

Il volume dell’OCSE Early Equity: From Evidence to Action ci offre degli spunti per lavorare sulla riduzione dei divari educativi già all’inizio del percorso scolastico.

Le evidenze scientifiche ci dicono che nei primi cinque anni di vita i bambini apprendono più velocemente che in qualsiasi altro momento del loro percorso, sviluppando abilità cognitive e socio-emotive di base che sono fondamentali per i loro risultati futuri a scuola e, successivamente, da adulti.

Per questo motivo investire nel potenziamento dell’educazione nella prima infanzia è fondamentale. E per farlo con il supporto dei dati, alcuni Paesi dell’OCSE hanno dato vita all’International Early Learning and Child Well-being Study.

L’International Early Learning and Child Well-being Study

Per approfondire le informazioni sullo sviluppo delle competenze dei bambini e le conoscenze sui fattori contestuali che influiscono sull’apprendimento nella prima infanzia, l’OCSE ha avviato uno studio internazionale sull’apprendimento precoce e sul benessere in questa fase della vita. 

Questa indagine coinvolge bambini di 5 anni in 3 Paesi – Inghilterra, Estonia e Stati Uniti – identificando i fattori chiave che guidano oppure ostacolano in loro lo sviluppo dell’apprendimento. 

Scopo dello studio è individuare strumenti e strategie da condividere con altri Paesi per  sostenere al meglio lo sviluppo e il benessere generale dei piccoli fin dalla più tenera età.

Tra i vari documenti pubblicati nell’ambito di questa ricerca, Improving Early Equity: From Evidence to Action è un recente report che vuole offrire degli elementi di riflessione per poter lavorare sulla riduzione del gap dei bambini che hanno un background socio-economico meno florido.

Improving Early Equity: From Evidence to Action

I dati su cui si basa il rapporto provengono dalla valutazione di un campione di 7000 bambini, provenienti dai 3 Paesi partecipanti, e si focalizza sull’apprendimento precoce che, rispetto ad altri fattori, è più efficace nel predire il successo educativo futuro, specialmente per chi ha uno status socio-economico svantaggiato.

Il rapporto ci dice che i bambini provenienti da famiglie con un background più basso a cinque anni, ancora prima di iniziare l’istruzione formale, sperimentano già un divario educativo di 12 mesi rispetto ai loro coetanei che hanno uno status socio-economico più favorevole.

Vista la sua entità, molti bambini non riescono in seguito a colmare questo gap educativo. Come evidenziato anche su scala nazionale dal Rapporto INVALSI 2022, la Scuola fa fatica ad attenuare l’impatto del contesto di provenienza degli studenti.

I dati INVALSI ci dicono che la percentuale di incidenza della dispersione scolastica implicita è più che doppia negli allievi provenienti da famiglie meno avvantaggiate e quasi quadrupla negli allievi di cui non sono disponibili i dati di background.

Continuando con la lettura del rapporto OCSE emerge inoltre che il divario nello sviluppo socio-emotivo dei bambini con status socio-economico meno favorevole è ancora più ampio rispetto ai 12 mesi di gap nell’apprendimento.

Infine, molto spesso nei bambini con un background svantaggiato sono presenti altri fattori che possono comportare difficoltà aggiuntive, come ad esempio avere una lingua madre diversa da quella del posto in cui crescono e si formano.

Alcuni bambini provenienti da famiglie svantaggiate ottengono però buoni risultati nell’apprendimento, con livelli simili a quelli dei bambini provenienti da famiglie con background favorevole.

Questi bambini resilienti, anche se numericamente sono una minoranza, dimostrano che è possibile attenuare i gap dovuti alle circostanze socio-economiche e ci mostrano quali elementi e scelte strategiche possono favorire il raggiungimento di una maggiore equità scolastica e sociale.

Un intervento precoce per risultati migliori

I divari nell’apprendimento diventano più evidenti man mano che i bambini avanzano nel loro percorso scolastico.

Anche questo aspetto è ben riscontrabile nei risultati INVALSI, nei quali è possibile osservare come i risultati ottenuti in seconda e in quinta superiore sono fortemente influenzati dai risultati in uscita dalla scuola media.

Ne consegue che i tentativi di ridurre i divari educativi nei primi anni di scuola sono più efficaci: un intervento precoce assicura una maggiore equità.

Raggiungere però un’equità precoce richiede interventi su larga scala, con azioni da attuare prima che i bambini arrivino a scuola, per migliorare gli ambienti familiari di apprendimento.

Ad esempio, si potrebbe fornire supporto ai genitori che potrebbero così migliorare l’apprendimento dei propri figli dedicando del tempo a leggere loro dei libri, avendo frequenti conversazioni coi bambini e assicurando a questi l’accesso a letture adeguate per la loro età.

I dati OCSE costituiscono quindi una utile fonte di spunti educativi, ma primariamente confermano quello che è un vero e proprio assioma: una scuola equa non può prescindere dal miglioramento dell’equità del contesto di provenienza dei ragazzi.

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